Costa veneta: la risorsa del turismo balneare italiano
Venerdì 5 novembre il Distretto Turistico Venezia Orientale ha organizzato insieme alla Conferenza dei Sindaci del Litorale Veneto e Il Sole 24 Ore un webinar dal titolo “Costa veneta: la risorsa del turismo balneare italiano”.
Al webinar è intervenuto Antonio Ferrarelli, Presidente del Distretto Turistico Venezia Orientale.
L’intervento del Presidente Ferrarelli ha riassunto i principali numeri del turismo nella Venezia Orientale, dove, prima della pandemia, si registrarono circa 23 milioni di presenze turistiche, pari a quasi un terzo dell’intero movimento turistico del Veneto (oltre 71 milioni).
I 22 Comuni del Distretto Turistico, da soli, accolgono più turisti di quasi tutte le regioni italiane (con la sola eccezione dello stesso Veneto, del Trentino Alto Adige, di Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio).
Se consideriamo il solo trimestre estivo giugno-agosto, la Venezia Orientale mette insieme circa 17,6 milioni di presenze turistiche: un dato, nel 2019, inferiore solamente a quello del Veneto (nel suo complesso), dell’Emilia Romagna, della Toscana e del Trentino Alto Adige.
Le spiagge di Cavallino, Bibione, Jesolo e Caorle sono stabilmente tra i luoghi più visitati del Paese, al pari delle grandi città d’arte: nel 2019 si registrarono 6,3 milioni di presenze a Cavallino; 5,9 a Bibione; 5,4 a Jesolo; 4,3 a Caorle.
Nella Venezia Orientale, a fine 2020, le imprese attive nel comparto turistico sono poco meno di 3.000, una quota pari a quasi il 14% del totale del territorio. Questo gruppo eterogeneo di aziende include, ovviamente, strutture ricettive, agenzie di viaggio e tour operator, ma anche bar e ristoranti, trasporti e noleggi, cultura, eventi e attività ricreative. Nella Venezia Orientale le imprese turistiche producono circa 2 miliardi di euro di fatturato tra impatto diretto e indiretto, circa il 24% del Pil dell’area.
Il Presidente Ferrarelli ha poi ricordato il fondamentale ruolo del Distretto Turistico, che nasce per valorizzare i territori meno conosciuti, che possono sviluppare la propria proposta turistica su fattori culturali o naturali, ma anche sulla ricchezza dell’offerta agroalimentare o sulla possibilità di percorrere itinerari cicloturistici. Si tratta di un’integrazione fondamentale per la proposta turistica del litorale, che può aumentare la redditività delle proprie strutture ricettive nella misura in cui riesce a sviluppare proficui collegamenti con l’entroterra. Infatti, l’allungamento della stagione è la vera sfida delle spiagge dell’Alto Adriatico, che hanno bisogno di arrivare ad una stagione di 8 mesi per ammortizzare gli investimenti e reclutare il personale.