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IL PREZZO DELL’ENERGIA IN ITALIA È RISALITO NEI MESI DI MAGGIO E GIUGNO 2024 NONOSTANTE LA CRESCITA DELLE FONTI RINNOVABILI.

IL PREZZO DELL’ENERGIA IN ITALIA È RISALITO NEI MESI DI MAGGIO E GIUGNO 2024 NONOSTANTE LA CRESCITA DELLE FONTI RINNOVABILI.

2024

03

LUG

Comunicato stampa

AUMENTA IL GAP CON GERMANIA, FRANCIA E SPAGNA.

 Per A.R.T.E. e Fondazione Think Tank Nord Est servono regole di mercato diverse e maggiori investimenti sulle rinnovabili.


Roma/Venezia – 3 luglio 2024 – Il prezzo di mercato dell’energia elettrica in Italia è cresciuto nei mesi di maggio e giugno 2024. A maggio, il valore medio è stato di 95 euro per megawattora e a giugno di 103 euro per megawattora, quest’ultimo in linea con quello di giugno 2023 (105 euro). Pur trattandosi di un livello molto più basso rispetto all’estate 2022, quando si raggiunse l’apice della crisi energetica, nel nostro Paese l’energia costa molto di più rispetto al resto d’Europa.

 

Infatti, secondo uno studio della Fondazione Think Tank Nord Est, realizzato in collaborazione con A.R.T.E. – Associazione Reseller e Trader dell’Energia, nell’ultimo anno, nel nostro Paese, il prezzo dell’energia elettrica è sceso solamente del 2%, mentre in Germania è calato del 23%, in Spagna del 40% e in Francia del 59%. Di conseguenza, le nostre imprese devono sostenere costi energetici maggiori, mettendo a rischio la propria competitività a livello internazionale. Infatti, se a giugno 2023, in Germania, il prezzo dell’energia elettrica era inferiore del 10% rispetto a quello italiano, oggi il gap è diventato del 29%. Risulta ancora più impietoso il confronto con la Spagna, con un differenziale a favore degli iberici passato dal 12% al 46%. La medesima situazione si verifica in Francia: se un anno fa i transalpini beneficiavano di un prezzo del 13% più basso di quello italiano, a giugno 2024 il differenziale è salito al 64%.

 

E tutto questo si verifica in un momento storico contraddistinto dalla forte crescita delle fonti energetiche rinnovabili, che a maggio 2024, secondo l’ultimo rapporto di Terna, hanno raggiunto un nuovo record, coprendo per oltre la metà (52,5%) il fabbisogno di elettricità (a gennaio 2023 la quota era solamente del 28%). Grazie alle abbondanti piogge è quasi raddoppiato il contributo dell’energia idroelettrica (+80,7% nei primi cinque mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2023), ma è cresciuta anche la produzione fotovoltaica (+17,2%), eolica (+9,1%), geotermica (+0,5%) e da biomasse (+3,1%). Complessivamente, nel periodo gennaio-maggio, la produzione di energia da fonti rinnovabili è aumentata del 28,9% sul 2023, a fronte di una capacità produttiva salita del 42%.

 

“Stiamo assistendo ad un progressivo incremento del differenziale di prezzo dell’energia elettrica tra l’Italia ed il resto d’Europa – avverte Diego Pellegrino, portavoce di A.R.T.E. – e questo è un grande problema per il sistema Paese, perché mette a rischio la competitività delle nostre imprese: costi maggiori determinano minori utili, prezzi più elevati per prodotti e servizi, meno investimenti, stipendi più bassi. Dobbiamo investire con convinzione sulle fonti rinnovabili, semplificando le autorizzazioni – propone Pellegrino – ma al tempo stesso dobbiamo rivedere le nostre regole di mercato, perché il prezzo di vendita dell’energia rinnovabile è troppo alto: questa situazione favorisce solamente pochi attori, ma nel complesso penalizza pesantemente tutto il Paese”.

 

Con la stagione turistica in pieno svolgimento, le preoccupazioni sono rivolte alle strutture ricettive, che utilizzano molta energia per raffrescare i propri ambienti: “Il peso eccessivo dei costi energetici riduce gli utili del settore turistico – spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – determinando una spirale di effetti negativi. Infatti, le imprese devono contenere gli investimenti – fondamentali per la competitività delle località turistiche – ma al tempo stesso limitare le premialità ai lavoratori, che rappresentano un incentivo strategico per favorirne la fidelizzazione, in una situazione di grandi difficoltà nel reclutamento del personale”.

 

 

 

 

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