Imprese e ripresa: un anno in retromarcia
Tra il 2015 e il 2016 il numero complessivo delle attività in Veneto è calato di oltre 2mila unità, passando da 438.888 a 436.836 aziende attive. L’unica provincia in positivo quella di Venezia, maglia nera per Belluno. Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est: “Il turismo resta l’unico volano che può aiutare tutti gli altri settori ma da attività prevalentemente stagionale deve diventare annuale”.
La ripresa nel Veneto che temperatura ha? Siberiana, sottozero, visto che anno dopo anno continuano a chiudere aziende. “I proclami politici sono roboanti, i numeri, fatti salvo turismo e servizi, sono disarmanti” commenta il presidente della Fondazione Think Tank Nord Est Antonio Ferrarelli. E’ un conteggio pesantemente in negativo, infatti, quello dell’attività imprenditoriale nella nostra regione evidenziato dall’ultimo studio della Fondazione Think Tank Nord Est.
Tra il 2015 e il 2016 (i dati sono aggiornati al 30 giugno), il numero complessivo delle attività in Veneto è calato di 2.052 unità, passando da 438.888 a 436.836 aziende attive. In generale gli unici comparti che si salvano sono quelli legati al turismo e ai servizi. Anzi sono proprio le attività legate al turismo e ai servizi, che con il loro dato positivo arginano il trend negativo regionale. I numeri secchi: dal 2015 al 2016 il numero delle aziende in Veneto è calato dello 0,5%. Analizzando i dati settore per settore, è il segmento legato alle costruzioni che evidenzia il calo più pesante con un -2,3% in un anno, passando dalle 66.771 aziende del 2015 alle 65.202 aziende del 2016, ovvero 1.569 attività che hanno definitivamente chiuso i battenti. Segue il settore del manifatturiero e utilities con un -1,4%, con 55.112 aziende attive nel 2015 e 54.316 del giugno 2016, ovvero 796 aziende sparite dal mercato. Al terzo posto per indice di chiusura il segmento dell’agricoltura, che registra in un anno il -1% di aziende, passate da 68.814 a 68.149 (-665). Segue al quarto posto il settore del commercio con un -0,8%, passato dalle 103.192 aziende attive nel 2015 alle 102.394 del 2016 (-798). I dati positivi, cioè crescita del numero di aziende tra il 2015 e il 2016 riguardano i settori del turismo e dei servizi, ma da soli non bastano a compensare l’impoverimento del sistema aziende in regione. In Veneto la crescita più alta si rileva nel segmento legato al turismo che seguendo la metodologia utilizzata dall’Istat include alloggio, ristorazione, trasporti e noleggio, industria del divertimento (parchi tematici, discoteche, ecc.), stabilimenti balneari, terme, agenzie viaggio e tour operator, nonché le attività legate all’organizzazione di convegni e fiere: questo comparto registra un +1,6% di aziende, passate dalle 34.940 del 2015 alle 35.491 del 2016 (+551). Crescono del +1,2% anche le attività imprenditoriali legate ai servizi che da 109.770 passano a 111.037 (+1.267). “Nella crisi generale del sistema questi dati confermano l’importanza del settore turistico, fondamentale punto di partenza per un reale rilancio del territorio – sostiene Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est –. In Veneto il turismo è senza dubbio la prima economia, l’unico volano che può aiutare tutti gli altri settori. Dall’edilizia, con le ristrutturazioni, all’agricoltura, con i prodotti enogastronomici, senza dimenticare l’insieme di fornitori e subfornitori, insomma tutto ciò che poi ruota attorno al turismo. Per questo è fondamentale che la politica investa su ciò che funziona, sviluppando forme di semplificazione amministrativa ed agevolazioni economiche e finanziarie per favorire il comparto turistico. Nel Veneto il margine di crescita c’è, perché il turismo da attività prevalentemente stagionale deve diventare annuale, sviluppando il turismo culturale, quello religioso, quello legato al wellness e lo sport, la convegnistica e l’enogastronomia”.