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IN VENETO CRESCE LA DOMANDA DI LAVORATORI NEL TURISMO: NEL 2021 LE PREVISIONI DI ASSUNZIONE DELLE IMPRESE SUPERANO IL 2019 MA E’ SEMPRE PIU’ DIFFICILE IL RECLUTAMENTO SOPRATTUTTO DEI GIOVANI

IN VENETO CRESCE LA DOMANDA DI LAVORATORI NEL TURISMO: NEL 2021 LE PREVISIONI DI ASSUNZIONE DELLE IMPRESE SUPERANO IL 2019 MA E’ SEMPRE PIU’ DIFFICILE IL RECLUTAMENTO SOPRATTUTTO DEI GIOVANI

Data Pubblicazione25 Feb 2022

Comunicato stampa 23 febbraio 2022

Secondo la Fondazione Think Tank Nord Est, per rendere più attrattiva l’occupazione nel settore turistico, è fondamentale ridurre stabilmente il costo del lavoro ed allungare la stagionalità delle destinazioni

La ripresa del settore turistico, dopo il blocco forzato delle attività dovuto alla pandemia, si è accompagnata a grandi difficoltà di reclutamento dei lavoratori.

Secondo l’ultima analisi della Fondazione Think Tank Nord Est, condotta a partire dalle previsioni di assunzione delle imprese dell’indagine Unioncamere-ANPAL, il comparto turistico in Veneto, nel corso del 2021, ha espresso un fabbisogno di personale leggermente superiore al 2019, incontrando però maggiori ostacoli nel reperimento delle maestranze.

Infatti, i “servizi di alloggio e ristorazione”, in Veneto, nel 2021 hanno programmato quasi 85 mila assunzioni, un valore addirittura più elevato del 2019, dopo il calo del 2020 quando le entrate previste erano di poco superiori alle 50 mila unità. Tra gli altri settori con i valori più elevati c’è il commercio con 64.500 previsioni di assunzione (nel 2019 erano state oltre 70 mila), i servizi alle imprese ed alle persone con 33.650 (un dato poco più alto del 2019), i trasporti e la logistica con 33.160 (inferiore ai 35.280 del 2019), le costruzioni con 31.000 (nel 2019 erano meno di 30 mila).

Nel 2021, in Veneto, la professione più richiesta è stata proprio quella degli “addetti nelle attività di ristorazione”, con 67.770 entrate programmate, un valore superiore al 2019 quando erano 65.780 e quasi doppio rispetto al 2020. Il dato più significativo riguarda però le difficoltà di reclutamento di questi lavoratori, che per le imprese venete, nel corso del 2021, interessano il 39% degli addetti nella ristorazione, rispetto al 24% del 2019. Si tratta dell’incremento maggiore in assoluto tra i profili più ricercati. Le assunzioni programmate degli addetti alle vendite hanno raggiunto un valore di 39.300, un dato nettamente inferiore al 2019 (44.530), ma anche in questo caso la difficoltà nel reclutamento è in aumento, dal 15% al 25%. In crescita anche le criticità di reperimento del personale addetto ai servizi di pulizia (altro ruolo fortemente ricercato dal settore turistico), che passa dal 14% del 2019 al 26% del 2021, anche se le assunzioni previste nell’ultimo anno (32.630) non hanno raggiunto il livello del 2019 (33.800). Risulta problematica, infine, anche la ricerca di professionalità per gli autisti: nel 2021, a fronte di entrate programmate per 23.160 conduttori di veicoli a motore (un dato superiore al 2019), la difficoltà di reclutamento è del 53% (contro il 41% di due anni prima).

Ancora più complessa, per il settore turistico, risulta poi l’assunzione del personale più giovane: infatti, nel 2021, le entrate programmate di “cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici” sono state 22.620 tra gli under 30, in significativa crescita rispetto al dato del 2019 (19.220), ma con una quota di difficile reperimento salita dal 48% al 53%. Le criticità nel reclutamento sono poi aumentate, a causa della pandemia, anche per gli operatori dell’assistenza sociale (dal 33% al 53%).

“La pandemia ha provocato una forte perdita di professionalità nel settore turistico – commenta Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – in quanto molti lavoratori, alla ricerca di un impiego più stabile, hanno trovato occupazione in altri settori. Oggi le strutture ricettive e le attività di ristorazione incontrano molte difficoltà nel reclutamento del personale: per questo è fondamentale ridurre stabilmente il costo del lavoro. In generale, poi, le località turistiche dovrebbero ambire ad allungare la propria stagionalità, verso un modello di turismo tutto l’anno. Infatti, soprattutto nelle località balneari, si dovrebbero creare le condizioni per permettere alle strutture ricettive di rimanere aperte almeno 8 mesi all’anno: in questo modo – conclude Ferrarelli – sarebbero in grado di offrire contratti di lavoro più competitivi, in termini di remunerazione e durata”.

 

 

 

 

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