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La burocrazia blocca la ripresa

La burocrazia blocca la ripresa

Data Pubblicazione20 Giu 2016

“Anche per colpa della burocrazia negli ultimi sei anni nella provincia di Treviso hanno chiuso 1.698 aziende. Il 6,1% del tessuto produttivo è stato cancellato e su molte di queste aziende ha pesato la disorganizzazione dello Stato, l’incapacità di supportare un’economia in balia della crisi internazionale, con una struttura burocratica efficiente”.

A dirlo è il presidente della Fondazione Think Tank Nord Est Antonio Ferrarelli, e i dati parlano chiaro. Dallo studio fatto dalla Fondazione veneziana, elaborando i report delle istituzioni internazionali Intrum Justitia e World Bank, emerge che le riforme messe in campo dagli ultimi governi italiani nel settore burocrazia hanno contribuito in modo molto limitato al miglioramento delle tempistiche operative, “Che oggi – prosegue Ferrarelli – rimangono un grave ostacolo per il mondo imprenditoriale”. Dal 2009 al 2016, mentre molte aziende chiudevano i battenti a causa della crisi, il sistema Italia ha visto snellirsi di soli 5 giorni il tempo necessario per avviare burocraticamente nuove attività (si è passati da 362 a 357 giorni). “In media- dice Ferrarelli – nel resto dell’Europa, le riforme varate hanno accorciato i tempi di oltre 2 mesi”. Ad esempio nello stesso periodo in Portogallo si è passati da 420 a 168 giorni, in Inghilterra da 270 a 189, in Croazia da 490 a 210 e in Polonia da 482 a 319. Altra zavorra burocratica emersa dallo studio, sono sono le lungaggini necessarie per pagare le tasse ed incassare i soldi dalla pubblica amministrazione. Un’azienda italiana è costretta a spendere circa 34 giorni lavorativi all’anno per gestire la burocrazia necessaria per le tasse (anche in questo caso si tratta di un dato tra i peggiori in Europa), mente ne deve aspettare circa 130 (in media più di 4 mesi in più rispetto il dato europeo) per incassare le fatture dalle amministrazioni pubbliche. Il nostro record negativo per l’incasso dallo Strato è pesante; in Germania bastano mediamente 15 giorni, nel Regno Unito di 30, in Francia 58 giorni, in Spagna 98 e meglio di noi c’è pure la Lettonia dove bastano 18 giorni.

Sempre considerando il periodo 2009-2016, i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni in Italia sono addirittura peggiorati, passando da 128 a 131 giorni. “Anche in questo caso – precisa Ferrarelli – mentre gli altri Paesi europei hanno compiuto uno sforzo per sostenere le imprese in un momento di difficoltà, riducendo i tempi di pagamenti del settore pubblico, il nostro Paese non è stato in grado di provare a sostenere così le nostre aziende”. In media, i 21 Paesi dell’Unione Europea di cui sono disponibili i dati, hanno ridotto i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni da 62 a 47 giorni, con un guadagno netto di 15 giorni. Portogallo, Spagna e Grecia registravano performance peggiori delle nostre nel 2009, ma da allora ad oggi hanno ridotto le attese delle loro aziende di 40-50 giorni, riportando i tempi di pagamento del settore pubblico anche sensibilmente al di sotto di quelli italiani.

Eterni anche i tempi della giustizia per le controversie legali. Se consideriamo i tempi medi per la risoluzione di dispute commerciali, un’azienda italiana riesce a chiudere il procedimento dopo oltre 3 anni (1.120 giorni). Un dato tra i peggiori in Europa, con solamente Slovenia e Grecia messe peggio. Paesi come Francia, Germania, Regno Unito e Spagna hanno tempistiche molto più celeri, comprese tra i 400 e i 500 giorni, che permettono alle loro imprese di risparmiare fino a 2 anni di tempo rispetto alle aziende italiane.

“E tempi lunghi significano scarsa competitività – conclude Ferrarelli -. Il risultato di questa situazione burocratica è palese; minore competitività complessiva del “sistema Italia”, e fuga degli investitori, soprattutto quelli stranieri”, che forse proprio per questo scelgono altri Paesi per le proprie attività, rallentando ancora di più il tentativo di ripresa del paese.