Le seconde case del litorale veneziano: un patrimonio da valorizzare
Le seconde case sfitte lungo tutto il litorale veneziano sono un tesoro inutilizzato che vale dai 230 ai 330 milioni di euro.
A dirlo è l’ultimo studio della Fondazione Think Tank Nord Est, che ha stimato quante abitazioni nelle località balneari da Bibione a Sottomarina vengono usate solo dai proprietari, calcolando quanto potrebbero rendere se venissero affittate ai turisti in estate.
Il valore che emerge proiettando il dato delle case ad uso personale in chiave affitto turistico stagionale è altissimo; se tutte le case usate per poche settimane all’anno venissero messe a reddito – sfruttando le presenze turistiche in continua crescita – si aggiungerebbe al Pil turistico della Regione Veneto almeno un +2% se non +3% agli oltre 11 miliardi che già genera. Uno studio pilota, quello fatto dalla Fondazione, che fa emergere quindi una ricchezza sommersa molto importante, e aggiorna gli ultimi dati ufficiali disponibili sulle seconde case al mare che risalgono a quasi vent’anni fa, e a suo tempo furono fatti dal Coses.
Secondo le stime della Fondazione – che ha elaborato i dati Istat e quelli messi a disposizione dalla Regione Veneto – lungo tutto il litorale veneziano (sempre guardando da Bibione a Sottomarina), il numero di alloggi utilizzati esclusivamente dai proprietari è compreso tra le 35.000 e le 38.500 unità abitative. Dato che tradotto in termini di posti letto significa dai 162 mila ai 177 mila posti possibili in più. Fatti altri due conti, considerando operativo questo motore spento della nostra economia turistica, ci sarebbe un aumento potenziale di capacità ricettiva nel comparto degli alloggi privati del +130%. In termini economici, questa maggiore ricettività oltre a far incassare – come stimato – i privati con gli affitti mentre non usano la casa, di fatto genererebbe anche una forte iniezione di denaro sul territorio in termini di maggiori consumi dai turisti in più, a cui andrebbero sommati i vantaggi ancora più globali del maggior incasso per le amministrazioni comunali attraverso l’imposta di soggiorno e le altre tasse, che poi potrebbero essere reinvestito sul territorio per la collettività stanziale e il rilancio dell’industria turismo.
Guardando le località turistiche lungo il nostro litorale, il maggior numero di seconde case utilizzate solo dai proprietari è concentrato a Jesolo, dove si stima siano comprese tra le 11.800 e i 12.600. A seguire troviamo San Michele al Tagliamento, con la località di Bibione, che conta tra i 9.300 e i 10.700 alloggi. Quindi c’è Caorle, con un numero di sistemazioni private ad uso esclusivo compreso tra le 8.700 e le 9.400 unità abitative per passare ad Eraclea con una stima tra le 2.800 e 3.100 case, poi Chioggia dove sono tra le 2.200 e le 2.400 e infine Cavallino – Treporti con 200 – 300 case ad uso solo privato.
“In questa situazione c’è una forte contraddizione, ci sono delle case private sulle quali si pagano tasse, manutenzioni e bollette per 365 giorni e che vengono poi usate per poche settimane all’anno – commenta Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est –. Oltre a rappresentare un pesante costo sicuramente passivo per i proprietari, queste case sono un capitale fermo per tutta l’economia. Si tratta di un grande patrimonio immobiliare che oggi, viste le potenzialità e i numeri in crescendo delle presenze turistiche, è giusto sbloccare da questo letargo. Per questo è opportuno incentivare il più possibile l’uso di questi beni, detassando e semplificando la burocrazia per chi mette sul mercato questi alloggi, magari sommando anche una tassazione di vantaggio per chi investe nel loro ammodernamento – continua Ferrarelli –. In questo modo si alimenterebbe anche una piccola grande rivoluzione turistica compatibile con il territorio; non servirebbe consumare altro suolo per nuove strutture ricettive e quelle che ci sono, che magari sono vecchie, verrebbero rimodernate, riqualificando pregevolmente l’intero tessuto urbano esistente”.